Comune di Pornassio

Cenni storici

Abbandonate lo stress quotidiano e la freneticità dei ritmi cittadini immergendovi nel paesaggio agreste e nel tepore dell’ambiente rurale di Pornassio.

Abbandonate lo stress quotidiano e la freneticità dei ritmi cittadini immergendovi nel paesaggio agreste e nel tepore dell’ambiente rurale di Pornassio.

Fatevi accogliere dalla calma e dalla tranquillità entrando in sintonia con un ambiente immerso nel verde, in grado di farvi rilassare e assaporare sensazioni genuine.

Le storie e le tradizioni popolari si tramandano dal primo medioevo, era in cui il paese di Pornassio è sorto, e rendono l’atmosfera ancora più suggestiva.

Girando per il paese e per le sue frazioni, avrete l’occasione di visitare antichi edifici religiosi, il castello, i suoi forti e scoprire le storiche attività agricole divenute il marchio di fabbrica del paese nel corso degli anni.

Pornassio nell’Antichità
Pornassio ha origini molto antiche che potrebbero addirittura risiedere nella romanità, quando, molto più di quanto un tempo si credesse.

Infatti il territorio interno della Liguria occidentale era caratterizzato dall’insediamento non sporadico di ville rustiche cioè di insediamenti ed aziende agricole, retti in gran parte di mano d’opera servile e preposti allo sfruttamento agro-zootecnico del territorio (e significativamente fu questa l’origine di COSIO, centro dell’alta valle Arroscia con cui fu sempre coniugata la storia civile ed economica di Pornassio).

Pornassio nel Medio-Evo
Ai primi del 1200, Pornassio fu tra i paesi della Val d’Arroscia che prestò giuramento di fedeltà a Genova: da quest’epoca data appunto la lunga vicenda del paese come entro importante della “Castellania dell’alta valle Arroscia” con capitale COSIO: la rilevanza di Pornassio era soprattutto legata al fatto di avere notevole importanza per l’alpeggio estivo delle mandrie transumanti dalla valle del Roia e per il suo castello che controllava la strada per il colle di Nava.

Nel 1254 avvenne il passaggio della proprietà di Pornassio, Cosio e Garessio ai Signori Guglielmo e Robaldo e nel 1263 a seguito della suddivisione del possedimento, Garessio venne affidata a Guglielmo, Pornassio e Cesio a Robaldo.

Nel 1270 le truppe di Roberto di Laveno occupano Pornassio ma il pronto intervento di Oberto Doria fa si che il possedimento ritorni a Robaldo che, a sua volta, lo cede a Genova nel 1274.

Nel 1283 i Conti di Ventimiglia vendono i loro diritti su Pornassio e Cosio a Oberto Spinola.

Nel 1310 intercorre accordo tra Francesco di Clavesana e Giacobino e Giovannino, Signori di Pornassio.

Verso il 1329 rientrano in scena i Ventimiglia: Francesco Conte di Ventimiglia venne investito dei fondi di Pornassio, Aurigo, Lavipa e Cosio dall’Imperatore Ludovico.

Verso il 1385 Giovanni Scarella dei Signori di Pornassio avanza le sue pretese e proteste che il Doge Antoniotto Adorno, con suo lodo, pone Pornassio sotto il dominio di Genova affidandone il feudo agli Scarella.

Pornassio nell’Età Moderna

Dal XIV secolo inizia quindi la secolare vicenda del paese come centro importante dell’alta valle dell’Arroscia nel contesto della suddivisione amministrativa del Dominio di Terraferma di Genova.

Nel 1575 il Duca di Savoia acquista il feudo del Maro e pretende un’interessenza su Pornassio.

Nel 1625 la tensione tra Piemonte e Liguria aumenta sempre più e alla fine sfocia in una guerra: del resto mentre i Savoia non possono rinunciare ai diritti su un luogo forte come Pornassio che si trova sulla strada che collega i loro domini piemontesi con quelli della costa ligure (Oneglia e il suo entroterra); Genova non vuole abbandonare un così importante posto di controllo temendo una crescente pressione sabauda sui suoi territori alla ricerca di ulteriori controlli delle assi viarie che permettevano il transito “mare-monti-pianura Padana”.

La questione fu dibattuta in ogni sede e nel 1736, per opera dell’illustre cartografo militare Matteo Vinzoni, fu fatta redigere dalla Signoria genovese una CARTA GEO-TOPOGRAFICA in cui si riconosce la ricerca della via migliore tra Oneglia e l’Aroscia (il passo di S.Bartolomeo, da S.Lazzaro a Lavina, a Cénova alle Prealbe, o quello di Valdebella, dal Mauro per Aurigo e Rezzo ancora alle Prealbe: proprio in questo schizzo si nota la particolare posizione strategica di PORNASSIO, che Genova cercava di tenere fuori discussione da ogni controversia o soluzione sull’assetto viario Oneglia-Monti-Pianura Padana.

In pratica queste controversie, mai risolte nonostante sforzi diplomatici e militari, si conclusero solo nel 1795 con l’occupazione Napoleonica.

Con il Congresso di Vienna (1815) viene inserito come altri comuni liguri nel Regno di Sardegna e dal 1861 diverrà parte integrante del Regno d’Italia.

Pornassio Italiana
La storia di Pornassio nell’unità d’Italia è legata a doppio filo alla storia dei forti che si trovano al Col di Nava.

Queste fortificazioni sono state costruite dopo la costruzione del Regno d’ltalia negli anni che vanno dal 1870 al 1880 quando era Ministro della Guerra il Generale De Sonnaz, sui passi che dalla costa portano alla pianura Padana.

Nello stesso periodo furono anche costruiti i forti di Tenda (Valle Roja), Zuccarello (Valle Panavia), Melogno (nell’entroterra Finalese) e sul passo del Giovo Ligure a difesa di eventuali sbarchi sulla riviera ligure da parte di truppe anglo-francesi alleate con l’Italia che con Austria e Germania formavano la Triplice Intesa.

Questi forti sono stati armati a difesa dei suddetti passi sino al 1914 quando l’Italia abbandonò la Triplice Alleanza schierandosi con la Francia e l’Inghilterra per fondare la Triplice Intesa al fine di ottenere le regioni ancora sotto il dominio austro-ungarico (Trentino e Venezia Tridentina).

Prima dell’inizio della prima guerra mondiale (1915) questi forti sono stati disarmati e gli armamenti spostati sul fronte orientale e durante gli anni della guerra del 15/18 essi servirono per ospitare i prigionieri austriaci fino al momento dell’armistizio.

Negli anni 1929 – 1930 furono utilizzati come depositi di armi italiane ed austriache recuperate nella grande guerra. Vennero poi ristrutturati per ospitare nuovi reparti in attesa delle guerre coloniali e della seconda guerra mondiale infatti nel ’35 nel Forte Centrale e Bellarasco si acquartierarono i fanti della divisione “Cosseria” 41° e 42° reg. Fanteria in attesa dell’invio all’imbarco nel porto di Napoli per la guerra dell’Abissinia.

Nel 1938/39 ospitarono i vari reggimenti di fanteria ed alpini in attesa dell’inizio della 2° guerra mondiale (10 giugno 1940) e da qui partirono per il fronte occidentale l’8° reg. Alpini div. Jiulia.

Dopo l’8 settembre 1943 furono abbandonati, in essi si smobilitarono le truppe provenienti dalla Costa Azzurra 5° corpo d’armata, che qui abbandonarono ingenti quantità di armi leggere e munizioni che, raccolte da giovani volenterosi e, nascoste perchè non finissero in mano ai tedeschi, servirono per armare le prime bande dei ribelli che quassù iniziarono il movimento partigiano.

Dopo la prima battaglia fra partigiani e nazi-fascisti del 10 – 14 marzo 1944 furono occupati dalle forze nazi-fasciste, che vi si installarono a difesa del paese per i loro movimenti da e per il fronte italo-francese sino ai primi di giugno del 1944, quando i partigiani della brigata VaI Tanaro al comando del Cap. Martinengo (Hanau Eraldo) lo assediarono e lo espugnarono facendosi consegnare tutte le armi e materiali vari dalla compagnia della Guardia Nazionale Repubblicana, intimando agli stessi fascisti di andarsene a casa e accettando fra le file partigiane chi voleva arruolarsi (circa la metà).

Durante gli ultimi mesi della guerra (dicembre 1944 – aprile 1945) occupato dalle truppe tedesche della div. Brandeburgo comandata dal generale Von Lieb detto Love dei Kircassi (Leone dei Kircassi, regione russa dove infierì come una belva), diversi partigiani italiani e Maquisard francesi vi furono imprigionati in attesa di essere giustiziati come poi avvenne.

Tra questi, due furono dei giovani della Costa Azzurra (Francois Dominaci e Antonie Midou) fucilati a Pieve di Teco intorno al 10 aprile 1945, ed il capo partigiano Brancher Alfredo del Colle di Nava martirizzato al Albenga.